La presenza dell'Abbazia benedettina a Leno, ha rappresentato
senz'altro un punto di riferimento importante anche per la diffusione della conoscenza dei rimedi naturali e per la cura delle malattie (con tutta probabilità nei locali del monastero vi erano un'infermeria ed una farmacia).
Sappiamo con certezza che gli amministratori comunali, il 30 agosto 1598, hanno deciso di istituire una farmacia (la speciarìa o speziarìa) a beneficio degli abitanti e con lo scopo di fornire i medicinali ai poveri.
Lo storico Battista Favagrossa nel libro "L'Ospedale Civile e le principali istituzioni assistenziali sorte a Leno" a pag. 62 ricorda questa istituzione ed elenca le principali fonti presenti nell'archivio storico.
Tra queste, di particolare interesse, ne mettiamo in evidenza tre:
- un frammento di codice membranaceo contenente un trattato di erboristeria (scrittura minuscola gotica libraria in uso in Italia nel sec. XIV) (unità archivistica n. 445, b 63, n. 5). Il codice contiene un elenco di erbe ("De gala nigra"; "De elleboro albo"; "De elleboro nigro"; "De sandallis rubrico"; "De tamarindis") che fanno sicuramente riferimento ad un antico studio di erboristeria
estratto - una ricetta che serviva alla preparazione di farmaci per la cura degli animali, in particolare per i bovini malati, e per profumare le stalle infette
- un inventario della speciarìa di Leno, nel quale sono elencati vari tipi di olii, sciroppi, conserve, spezie, sali, ecc...) (unità archivistica 1601, busta 62, mazzo XLI, n. 11)
estratto
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