Cascina Cereto
Percorso Leno - Milzanello
L'antica grande cascina del cereto si trova a circa 2 chilometri e mezzo da Milzanello e a metri 65 s.l.m.
È nome assai diffuso in provincia di Brescia e di Bergamo; per quest'ultimo Gnaga cita ben undici località.
Il toponimo (che è un collettivo, come designa il suffisso -éto) discende direttamente dal latino cerrus, cerro, pianta del genere delle querce (scientificamente Quercus robus, rovere, roverella) che produce ghiande e fornisce legno pregiato.
Altri vorrebbero che il nome della cascina derivi da un nome proprio, quello di Silvestro Cereto, che sposò una certa Veronica di Leno, da cui ebbe nel 1969 una figlia Laura, celebre umanista, e in seguito tre figli maschi, fra cui Daniele, poeta in latino autore anche di una poesia in cui parla di Leno.
Il Cereto fece parte della vasta proprietà che gli Uggeri acquistarono nel 1434 dai Gambara con il "castello" di Milzanello. Nel 1543 era proprietà di Pietro Uggeri; nell'estimo del 1641 il cascinale era così descritto:
"Un casamento per uso di massaro et malghese, con tratti quattro di casa et di fenile, portico, ara, horto di piò uno con una colombara, la canea (=cantia) et corte".
Unita alla proprietà la chiesetta campestre dedicata a Santa Maria Maddalena. Nel 1786 nei fondi Moltizza del Cereto era praticata la coltivazione del riso, che rappresentava la coltura principale dopo i foraggi e il grano. Essa fu continuata ed estesa anche su altri fondi dai fratelli Camillo e Agostino De Giuli, affittuali del marchese comm. Galeazzo Guidi Di Bagno. L'introduzione di questa coltura è stata importante per l'affermarsi di una nuova tecnica di irrigazione, ma non divenne mai una coltura intensiva, perché si riteneva che fosse portatrice della malaria. Una minima parte del terreno era anche destinata alla coltivazione del lino per produrre la fibra da tessere. Agli inizi dell'800 su questi fondi, oltre a robine, pioppi, ontani, platani, salici notevole importanza rivestiva inoltre la piantagione e la cura del gelso, indispensabile per l'allevamento del baco da seta. Su una superficie di 35 ettari, si coltivano 616 gelsi innestati, 110 selvatici e 238 ceppaie. Nel 1978 se ne contavano solamente una sessantina.
Maglio Cereto
Ritornati
sulla strada principale la si prosegue verso nord e in direzione di
ponente si giunge alla cascina Maglio dopo un chilometro e mezzo. Nel
catasto austriaco era denominato Torchio Nuovo poiché alla casa di
abitazione era incorporato l’edificio con macina della linosa e la
pila da lino.
I terreni coltivabili formavano una superficie
catastale di 270 piò. L’intero complesso azinedale era di
proprietà della Casa di Ricovero delle Zittelle Putte di S.Agnese di
Brescia.
In seguito l’edificio subì trasformazioni e ristrutturazioni per
essere adibito a locale delle macchine atto all’installazione del
maglio con due fucine di cotto, animate da mantici idraulici con
tubazioni metalliche. Una sola ruota idraulica in legno di rovere
azionava il maglio di 85 chilogrammi con sottostante incudine di sei
quintali.
Nel
1887 l’edificio passò in proprietà di Anna Gandolfi e poi a
Marianna Tempini, vedova Bonfiglio che concedevo i locali in affitto
ai fratelli. Nel 1966 il signor Francesco Favalli di Calvisano
acquistò la cascina. Attualmente
è circondata da un piò circa di terreno, tenuto a prato con alcune
piante da frutto.
Lavori didattici a cura di:
Istituto di Istruzione Superiore “V.Capirola” - 3^ A CAT e 2^ A CAT
anno scolastico 2015/2016
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